"In bene o in male purché se ne parli".
E chi meglio di Correa può capirlo.
Sinceramente, sin dal suo arrivo bombardato dallo scetticismo per la partenza di Felipe Anderson, ero curiosa di osservare il suo percorso in biancoceleste.
Mah, lo trovo ancora molto difficile da decifrare. Dopotutto il bello dei calciatori funambolici è questo: non ci capirai mai un ca*zo.
Il buono e il cattivo tempo, a loro gusto, a loro piacimento. El Tucu non fa eccezione anche se, a volte, come ha saputo distruggere lui il mito del "fantasista argentino" pochi altri al mondo.
Joaquin resterà per me un oggetto misterioso, il cubo di Rubik, perciò spesso mi sono limitata a fare spallucce senza andare a vedere sul tavolo se sia stato davvero più croce o delizia.
Bisogna saper osservare per poi commentare.
Giocate monstre, goals provvidenziali, super azioni, virtuosismi ogni tanto buttati lì a casaccio.
A Joaquin riconosco il merito di aver tirato fuori gli stati d’animo più disparati in tutti noi. Dallo scoglionamento prepotente all’esaltazione.
Spesso ha fatto rimpiangere Felipetto Anderson, spesso ce lo ha ricordato nei momenti di scazzo, ma una cosa è certa e cioè che va preso allo stesso modo.
Al bando, dunque, i crismi della staticità. Quello che era ieri non sarà più domani. O forse, semplicemente, evitate di cercare un filo logico.
Adesso, mi sono chiesta: cosa perderebbe la Lazio se perdesse Correa?
La cosa che mi è abbastanza chiara è che non sono certo una "Bimba di Joaquin".
Ma se proprio devo dirlo, rappresenta la parte estremamente empatica ed umana di una squadra con tutti i suoi protagonisti rilegati in un ruolo ben definito. 
Tra il bomber Immobile, il fenomeno Milinkovic, l’uomo d’acciaio Acerbi, il Titano Leiva, El DIEZ Alberto, i senatori ed una fraccata di Pi*pe, lui è la variabile impazzita. O più semplicemente umana coi suoi deliri e le sue fragilità.
Forse è proprio ciò a renderlo affascinante ai miei occhi. Quel non farmelo scivolare addosso, non restare impassibile, quell’imprecazione sulla punta della lingua che spesso diventava un plauso.
E tutto nel giro di 90 minuti o addirittura meno.
In uno sport dove la disciplina è tutto e ti devi davvero fare il mazzo come un paiolo, forse ci sta pure l’instabilità.
Oh, e che volete che vi dica, a me vedere ‘sto ragazzo gracilino, spesso provocava entusiasmo oltre al bestemmione.
Parliamoci chiaro, vivo di simpatie ed antipatie estreme, Correa non ho ancora capito in che file l’ho messo.
Non è un giocatorone pazzesco eh, uno di quelli a cui si perdona tutto e anche oltre, ma non ha mediocrità alcuna.
Non esiste mediocrità nemmeno in un capello.
Tra il bianco e nero starò tutta la vita nel grigio… Quel grigio indefinito che ti rompe le palle perché non ha né capo né coda, ma allo stesso tempo ama ciò che gli altri odiano. E ne percepisce le sfumature, anche quelle color trash galattico.
Considerazioni buttate qui e lì…
Nonostante l’evidente indecisione di Correa, se è o meno un campione deve ancora deciderlo, continuo a credere che prima o poi si esporrà e potrebbe diventare leader in una Lazio proiettata al futuro molto più lontano di quello prossimo. 
Sono convinta che ci si debba puntare ora su uno che, comunque, riesce a trovare un senso all’interno della squadra.
Cederlo oggi sarebbe l’ennesima perdita figlia della fretta. 
Sostanzialmente è una delle poche figure sempre attive .
Ha vinto la sua prova ed è stato spesso migliore degli altri.
Anche se ancora fatico a capirlo.
Ok, posso accettare che a molti sia tanto simpatico, sicuramente più che a me e posso accettare pure che non esisterà mai un plebiscito, che continueremo a dire tutto il contrario di tutto.
Quando sta in giornata buona getta le basi per creare almeno una decina di occasioni all’attaccante che ha davanti, nelle giornate no invece, era una bomba ad orologeria pronta a farti esplodere in un turbinio di sproloqui sconnessi. Una sensazione sgradevole. Soprattutto quando ti pulsa la vena sulla fronte.
Oh, non so cos’altro scrivere.
Mi sono annoiata terribilmente e, come dicevo prima, El Tucu ha la straordinaria capacità di farmi infervorare e conciliare il sonno allo stesso momento.
Tutto il resto non pervenuto.
"Es la historia de un amor
Como no hay otro igual
Que me hizo comprender
Todo el bien, todo el mal".
Ci siamo capiti, ‘nsomma.
Simplemente, Xoxo.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *